di Matteo Marino
11/08/2018
Se chiedete a molti appassionati di videogiochi, Hideo Kojima è Dio. È uno dei più conosciuti game designer al mondo, autore tra le altre cose di un’opera di culto come Metal Gear Solid. Il suo nome fino a poco tempo fa era legato a filo doppio a questa saga di enorme successo, pietra miliare dei videogiochi stealth, ed era ugualmente legato alla software house che per anni l’ha prodotta, la Konami, finché un conflitto insanabile ha portato nel 2015, dopo trent’anni di sodalizio, a una definitiva e improvvisa rottura, scioccando i fan e lasciando Metal Gear orfana.
Hideo Kojima, da sempre molto geloso della sua libertà creativa e delle particolari condizioni di lavoro ottenute, non ha perso tempo e nel 2016 ha annunciato di stare lavorando da indipendente, insieme al suo team e in collaborazione con la Sony, a un nuovo videogioco dal titolo “Death Stranding”, in esclusiva per Playstation 4. L’entusiasmo è schizzato alle stelle con la visione dei trailer, che hanno pian piano rivelato (ma rivelare non è il termine corretto, per quanto sono criptici) un videogioco enigmatico e con un’impronta autoriale molto forte, tra granchi e feti umani spiaggiati (il titolo, “Death Stranding”, fa riferimento proprio allo spiaggiamento di cetacei), portatori di merci di qualche tipo in mezzo a paesaggi mozzafiato bellissimi e terribili, mostri invisibili che lasciano (o sono) scie nere nel cielo, teorie quantistiche e chiralità. Non chiedete di più. Keep the mystery alive. Continua a leggere