Neanche Kyle MacLachlan sa cos’è successo nell’ultima scena di “Twin Peaks – The Return”

di Matteo Marino
9 settembre 2017

SPOILER. NON LEGGETE SE NON AVETE VISTO LE PARTI 17 E 18 DELLA TERZA STAGIONE

Ieri sera c’è stata l’ultima parte di Twin Peaks – The Return in italiano. Io l’ho vista domenica notte in lingua originale e sono ancora sotto shock. Entusiasta e sotto shock. Appena mi riprendo e mi torna la voce (la voce interiore: sto ancora urlando dentro, con Laura/Carrie) scrivo la mia recensione. Deve decantare ancora un po’ quel miscuglio di fortissime emozioni e domande che Lynch e Frost hanno fatto esplodere nell’ultimo viaggio di Dale Cooper. O di Richard?

Cosa pensa del finale Kyle MacLachlan, che di Cooper ha vestito i panni dopo 27 anni  ma nel nostro cuore non li ha mai smessi? Kyle ha qualche risposta? Cosa ci ha capito lui, dell’ultima scena?

Sonia Saraiya di Variety (da cui ho preso il titolo fichissimo) e Josh Wigler di The Hollywood Reporter gliel’hanno chiesto, e gli hanno chiesto anche com’è stato interpretare Mr C, Dougie e Richard. Le interviste originali sono linkate alla fine dell’articolo. Per coloro che non conoscono l’inglese, ecco una mia traduzione dei punti più interessanti e illuminanti di queste chiacchierate post-finale.

In “Twin Peaks – The Return” interpreti differenti versioni di Dale Cooper  e anche personaggi del tutto nuovi. Com’è stato?

Kyle MacLachlan: Ha reso il ritorno, per me, incredibilmente interessante come attore – e impegnativo, come puoi immaginare. Anche un po’ spaventoso. In particolar modo il ruolo di  Mr. C. Non avevo mai interpretato una parte così prima d’ora. Sentivo di poterlo fare, ma non lo sai mai davvero finché non sei davanti alla macchina da presa, sul set. Perciò la sfida è stata enorme. Ma ero anche … sicuro non è la parola esatta… sapevo che David vegliava su di me mentre cercavo questi personaggi, provavo a dargli forma – sapevo che poteva farmi da guida, avendoli scritti. Che conosceva le giuste note da suonare. E se non le suonavo, avrebbe potuto aiutarmi a trovarle.

È stato un processo di scoperta per ognuno di questi personaggi: dovevo capire cosa li faceva funzionare, anche a livello di recitazione fisica, e ammetto che è stato anche divertente. Quando ho trovato la chiave interpretativa per ognuno di loro e mi sono sentito a mio agio con l’idea che me ne ero fatto – in particolare Mr. C – è stato liberatorio. È stato liberatorio, per non dire altro, recitare qualcosa di quel genere. Qualcosa di così distante da me come persona e da quello che avevo mai fatto.

Con Mr. C è stato magnifico immaginare: okay, Cooper è nella Loggia Nera, e questo è il suo esatto opposto. Come si comporterebbe l’opposto di Cooper, in modo da somigliargli in negativo? Non avrebbe alcuna empatia. Nessuna gentilezza. Nè umiltà. Uccidere qualcuno o sorseggiare un caffè per lui sarebbero la stessa cosa. Ed è stato davvero impegnativo perché dovevo disconnettermi da me stesso, da quello che di solito penso – ho una sorta di innato desiderio di entrare in contatto con gli altri, molti attori ce l’hanno. Ignorarlo non è stato facile,  ma era necessario.

Dougie è stata una sfida su tutto un altro livello. Vederlo per la prima volta tra cose che nemmeno sa cosa sono. Come ti muovi tra cose che non assomigliano a niente che conosci perché vedi tutto per la prima volta?

È così ottimista.

Giusto. E c’è dell’ironia ovviamente. Ma far funzionare tutto in maniera organica – senza tentare di imporre niente, o di fare l’occhiolino al pubblico, o altro del genere – ecco, quella è stata una sfida. Dougie emana una naturale innocenza, e amore, qualcosa che le persone che incontra sentivono e che le destabilizza.

Un punto fondamentale del personaggio di Dougie era osservarlo interagire con le cose fisicamente. Cooper è così abile con qualsiasi oggetto e in qualsiasi situazione,  è sempre a suo agio, si focalizza su cosa ha bisogno di fare, e i suoi gesti sono sempre così naturali e precisi. Vedere al contrario Dougie annaspare con le cose più comuni e basilari, anche un semplice pollice su, è tragicomico. 

Secondo te Richard, nel finale, è un altro e distinto personaggio o è solo Cooper con un altro nome?

È… differente. Mi è stato descritto come “un po’ di più”. È un’altra variazione, una sottile variazione questa volta, paragonata alle altre due, ma comunque una variante di Cooper.

Come ti senti ora che Twin Peaks – The Return è finalmente là fuori tutto intero?

È davvero soddisfacente. Ed è qualcosa che fluttuerà per un bel po’ nella nostra coscienza. Ma mi sento anche in difficoltà. Non amo dire addio ai personaggi che ho amato – e non parlo solo di quelli che ho interpretato io, ma del cast, vedermeli tutti a casa mia ogni settimana semplicemente guardando Twin Peaks era davvero bello. È stato un gran piacere per me. Già mi mancano. E amo quello che David Lynch crea. Non c’è niente di simile là fuori. È un artista. Ti costringe a pensare e a sentire emozioni che non sono sempre piacevoli, e ti porta a farti domande, su domande, su domande… Mi mancherà tutto questo, sai?

Come è sembrato a te? Un finale definitivo, conclusivo? Credi che abbiamo appena visto la fine di Twin Peaks?

Non lo so. Non ne hanno parlato. Io non ho avuto discussioni su nient’altro a parte quello che abbiamo visto. Il punto in cui ci troviamo ora. Non ho altre risposte che questa.

Se questa fosse la fine, la domanda “What year is this?” la senti più soddisfacente di “How’s Annie?” come punto di arrivo per Cooper? In altre parole, ti sta bene questo finale sospeso rispetto a quello, altrettanto sospeso, della stagione due?

(Ride.) Bella domanda. Interpreterei Cooper all’infinito. È semplicemente uno di quei personaggi che sembrano calzarti a pennello. Odio dire addio. Detesto l’idea di non vederlo ogni settimana in tv. Quanto a “What year is this?” credo che sia una domanda che chiama altre domande. Lynch ci ha lasciati con  una direzione, tornare indietro e guardare e assorbire tutto di nuovo. Ma a parte questo? Lo sto ancora elaborando io stesso. Sto elaborando ciò che ho visto. Sì, lo so che l’ho girato. Un bel po’ di tempo fa, a dire il vero. Cionondimeno non avevo idea di come sarebbe stato inserito nel contesto. Sono ancora scosso. Ma sai, un’opera d’arte pone domande. Non sempre offre risposte. Penso che è questo ciò che abbiamo appena sperimentato tutti. (Ride) Non è sempre la sensazione più comoda o soddisfacente. Ci viene chiesto di ripensare e riconsiderare quello che abbiamo appena visto.

Quando hai girato la scena finale davanti alla casa di Laura Palmer, sapevi che stavate girando la conclusione di Twin Peaks?

Non ricordo se sapevo che sarebbe stata la fine fine, ma di certo sapevo che ci eravamo vicini. Sapevo che era il culmine di tutto quello che veniva prima.  Non so se David aveva altre idee a quell’epoca sul finale. E conta che stiamo parlando di settembre o ottobre, noi avremmo girato fino all’aprile successivo, quindi non ne sono sicuro.

È triste immaginare Dale Cooper come qualcosa di diverso da un cavaliere vittorioso in armatura scintillante, ma da quello che adesso abbiamo visto nel finale potrebbe essere considerato un personaggio tragico?

Di nuovo, non lo so. Abbiamo assistito senz’altro a un viaggio dell’eroe. Ma ho gli stessi dubbi che hanno tutti. Ha raggiunto il suo scopo? Ha vinto? Domande che risuoneranno per un bel po’. Abbiamo queste domande anziché avere… non un lieto finale, ma un finale di qualche tipo. Certo, ci sono stati dei trionfi. Su Killer BOB per esempio. Ma a parte questo? Come ci ha lasciati? Me lo sto ancora domandando, come tutti.

Almeno Dougie Jones ha avuto il suo lieto fine!

Vero! (Ride.) Che bel momento, non credi? Quello possiamo senz’altro segnarlo tra le cose positive.

Dougie happy ending

A proposito di cose positive, è stato soddisfacente in maniera spettacolare sentirti dire “I am the FBI.” È stato soddisfacente recitarlo come per noi guardarlo?

Sì, davvero tanto. Cooper è rimasto sotto la superficie per tanto tempo. Speravo proprio di riuscire ad azzeccare il giusto tono per il risveglio. Per fortuna  David era lì ad aiutarmi se fossi stato sottotono o troppo sopra le righe. Ma la scena era scritta alla perfezione per Cooper. I suoi movimenti erano così dinamici, efficienti, precisi, e il personaggio originale è tornato in un lampo. Quando ho riguardato la scena in tv mi sono detto, “Ok, ha funzionato”. E, ti dirò, ne sono davvero contento.

Come ti fa sentire che tutte le strade hanno portato a Cooper e Laura Palmer, o almeno a Sheryl Lee?

È stato profondo.  Ricordo che quando arrivavamo al mattino per girare, la prima tappa era la roulotte del trucco, è lì che incontri tutti. Entri e una mattina ci trovi Madchen Amick, un’altra Harry Goaz, e quella mattina ci ho trovato Sheryl, era proprio lì. È stato bello vederla. C’era tutta l’esperienza e il peso di quello che la storia è stata ed è. Siamo tra le persone che portano in vita la visione di David, il suo mondo, davanti alla macchina da presa. Penso che ne sentiamo la responsabilità e ci sentiamo in qualche modo dei prescelti. Umilmente riceviamo la sua fiducia. Siamo il suo vascello, e lui crede in noi. Credo che entrambi proviamo questa cosa. E questo ci connette l’uno con l’altra. Sheryl è una persona speciale. Molto speciale.

3x18 Kyle MacLachlan e Sheryl Lee

Penso che nessuno si aspetti che David Lynch se ne esca rivelando le sue intenzioni dietro il finale di Twin Peaks. Ma tra voi ne avete parlato? Ha illuminato il finale per te?

Non gliel’ho chiesto e non glielo chiederei, conoscendolo oltretutto come lo conosco ora. Perché tutto il viaggio è stato per il pubblico, affinché il pubblico dia a quest’esperienza la sua interpretazione personale. Lui ha esposto la sua opera, e tutti noi possiamo lasciarci sopra il segno. Inoltre con l’età sono sempre meno incline a volere quelle risposte, e più propenso a lasciare che l’esperienza mi scavi dentro, e mi risvegli, o tocchi e faccia risuonare quelle corde che David, in quanto artista, ha deciso di toccare.

Ultima domanda. Cosa accadrà ai fratelli Mitchum con l’FBI ora che Cooper non può più rassicurare i suoi superiori che hanno dei cuori d’oro?

Questa è davvero una bella domanda! (Ride.) Sono certo che staranno “A-OK,” come direbbe Cooper . Come non potrebbero con l’assistenza delle tre lady che hanno con loro? Staranno bene.

Fonte: Variety
Fonte: The Hollywood Reporter

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3 Commenti

  1. Secondo me accade tutto nella testa di Laura, tutti i personaggi all’interno della serie sono frammenti della sua coscienza che devono essere rimessi al loro posto per permettergli di destarsi da questo lungo sogno (o coma, o stato catatonico). Cooper verso la fine mette insieme i pezzi e attraversa un altro substrato della coscienza di Laura. Cooper in questa nuova realtà diviene Richard, quel “più” si può spiegare così. E la scena finale ci mostra la realtà attuale, i Palmer hanno venduto la casa ai Tremond (forse Pierre, il nipote della signora Tremond è la voce che sentiamo provenire da dentro l’ex casa Palmer. Quando Cooper si chiede sconcertato in che anno si trovi e Carry/Laura sente la voce di sua madre Sarah chiamarla, mi sono immaginato Laura distesa in un letto di una stanza di un ospedale o di un centro psichiatrico no so, e sua madre che la chiama, forse si sta svegliando, sta cominciando a riprendere la padronanza di se stessa. Ma forse si è anche accorta di aver perso 25 anni della sua vita? Così mi spiegherei la scena inquietante di Sarah Palmer che urla in modo distorto e tenta di distruggere la famosa foto di Laura vestita da reginetta, è come se Laura fosse consapevole che dal momento che spalancherà gli occhi quell’immagine di lei cesserà di esistere (motivo per cui alla fine lei stessa urla rivolta a Cooper). Quindi veniamo lasciati in sospeso, Laura sceglierà di rifugiarsi più in profondità nel suo inconscio annullandosi come Jack Nance in Eraserhead?
    Sono arrivato a questa conclusione per via di Lucy che non capisce l’utilizzo dei telefoni cellulari ( 25 anni di coma sono parecchi ed è comprensibile che una ragazza dell’epoca svegliandosi oggi si ritroverebbe in un mondo completamente nuovo), la mappa di Hawk che è come “viva”, mi fa pensare al corpo di una donna, con le vette paragonate ad un seno e l’entrata di quella che io per lo meno ho identificato come Loggia Bianca (dove vive il Fuochista), che si trova sotto il monte Blu Pine rappresentata come il cuore, infatti quello che si trova in quel luogo dipende dagli intenti dell’individuo. Le fasi lunari, le posizioni di pianeti, stelle, ed ecco che si ritorna al mais e alla fertilità. Inoltre nello sviluppo della trama salta fuori molto spesso un punto di vista più prettamente femminile, è come se Laura non volesse rinunciare alla visione romantico romanzata che ha di Twin Peaks, ecco quindi che Lucy sembra un’eterna bambina che gioca ai fidanzatini con Andy. Shelly incappa sempre in storie amorose totalmente sbagliate, anche peggio di sua figlia, ed ecco quindi che tra lei e Bobby c’è di mezzo un nuovo ostacolo. Così come tra Big Ed, Norma e Nadine, quest’ultima non dimentichiamoci che nella stagione precedente dopo aver tentato il suicidio si era svegliata con la convinzione di essere una liceale .
    Il cambiamento da questo stato dipende dalla forza di volontà di Laura, della sua coscienza che deve rimettere assieme i frammenti del suo Io/o del suo spirito, perché altrimenti rimarrà come prigioniera in una maniglia di un comodino di legno, immersa in un bellissimo sogno che al contempo è un terribile incubo sempre più oscuro che la inghiottirà distruggendo totalmente la sua personalità.
    P.S., Donna dopo aver visto la profonda attrazione tra James e Maddy si reca alla tomba di Laura, e comincia a maledirla dicendogli che è come se non se ne fosse mai andata, e fosse sempre presente per tormentare la sua relazione con James. Questa scena mi fa pensare a Laura che in questa sorta di coma riesce comunque a udire la voce della sua migliore amica e per via della sua convinzione di essere morta si immagina anziché su un letto di un ospedale, sepolta in un cimitero.
    Questa è la mia personale visione, il quadro che Lynch ha impresso nella mia mente è questo.

  2. Queste sono senza dubbio la domanda e la risposta più rilevanti dell’intervista:

    Secondo te Richard, nel finale, è un altro e distinto personaggio o è solo Cooper con un altro nome?

    È… differente. Mi è stato descritto come “un po’ di più”. È un’altra variazione, una sottile variazione questa volta, paragonata alle altre due, ma comunque una variante di Cooper.

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