Sherlock Holmes a Twin Peaks

di Matteo Marino
15 maggio 2015

Prima di parlarvi di quella volta che Sherlock Holmes, nell’aprile del 1896, si recò nella cittadina di Twin Peaks per una difficile indagine, finendo perfino nella Loggia Nera (giuro che non me lo sto inventando), devo fare una piccola premessa. E per piccola, voi che mi conoscete, significa che non dividerò questo post in sei parti ma mi limiterò, prima di arrivare al punto, a un paio di corposi paragrafi, che sono sicuro saranno di vostro interesse.

La storia di Sherlock Holmes è una storia molto particolare. Protagonista di soli quattro romanzi brevi e di un più nutrito numero di racconti, cinquantasei per la precisione (quello che viene chiamato dagli appassionati “il Canone”), tutti usciti tra il 1887 e il 1927, Holmes era destinato a conoscere una popolarità immensa e a diventare l’investigatore per eccellenza a dispetto della volontà del suo creatore, che tentò di ucciderlo nel 1893 (nel racconto The Final Problem, che di finale non avrebbe avuto proprio nulla) per poi farlo tornare in scena a furor di popolo ne Il mastino dei Baskerville (1901), ambientato però prima della fatale caduta nella cascata di Reichenbach (è morto, nun ce rompete), per poi arrendersi definitivamente e resuscitarlo. Arthur Conan Doyle aveva altre ambizioni, più “letterarie” (romanzi storici, saggi) e Sherlock gli richiedeva troppo lavoro e troppa fatica… Inoltre Conan Doyle, che si interessava di spiritismo, su cui scrisse una storia in sei volumi, e di paranormale, era molto più simile a Watson che al razionalissimo Holmes. Ma alla fine, vuoi perché non sfondò mai davvero negli altri campi vuoi perché scrivere del suo detective era particolarmente redditizio, si arrese, e fece pace con il suo personaggio più famoso, improvvisandosi anche investigatore lui stesso. Scrisse di Sherlock, trovando il tempo anche per le altre cose, fino a tre anni prima della morte, che avvenne nel 1930.

Ma la creatura sopravvisse al suo creatore, dimostrando una vitalità pressoché invincibile grazie a tutta una serie di “Apocrifi”, storie di Sherlock scritte da innumerevoli altri in forma di romanzi, film, serie tv, fumetti, videogiochi… Il primo a inaugurarne la serie fu il figlio Adrian in collaborazione con il giallista John Dickson Carr a partire da alcuni appunti del padre. Da allora in poi Sherlock ha continuato a risolvere enigmi, spesso incontrando altri personaggi famosi, reali o fantastici, da Sigmund Freud al dottor Jekyll, da Albert Einstein a Dracula, da Jack lo Squartatore a Il Fantasma dell’Opera, per mano di Nicholas Meyer, Isaac Asimov, Stephen King, Neil Gaiman e molti altri più o meno noti. Ha conosciuto moltissime incarnazioni in teatro, al cinema e in tv. Del resto, la frase più famosa attribuita a Holmes, “Elementare, Watson”, non viene mai pronunciata nel Canone, ma è stata inventata dall’attore e drammaturgo statunitense William Gillette per il dramma teatrale Sherlock Holmes del 1899.
Frankenstein - Danny BoyleE oggi? Molti conoscono il procedurale Elementary (in cui Holmes è Jonny Lee Miller e Watson è… Lucy Liu) e spero tutti conosciate il capolavoro Sherlock della BBC (scritto da uno Steven Moffat in stato di grazia e interpretato da Benedict Cumberbatch e Martin Freeman), due vere e proprie reinvenzioni del detective ambientate ai giorni nostri. (Ah già, ci sono anche i due film con Robert Downey Jr.). Una coincidenza curiosa: prima di essere scritturato nell’americana Elementary nella parte di Holmes, Jonny Lee Miller ha condiviso il palcoscenico con Benedict Cumberbatch (già Holmes nell’inglese Sherlock) nell’ottima trasposizione teatrale di Frankenstein diretta da Danny Boyle per il  Royal National Theatre nel 2011, di cui ho avuto la fortuna di vedere in una registrazione dal vivo. Non solo: i due attori, che avrebbero finito per interpretare contemporaneamente due diverse versioni contemporanee di Sherlock, di serata in serata si scambiavano i ruoli del Creatore e della Creatura. Ma sto divagando.

L'ombra che sfidò Sherlock HolmesLa cosa che attende nella nebbiaVi voglio parlare di un apocrifo holmesiano di cui sono venuto colpevolmente a conoscenza solo la settimana scorsa, direttamente dalle labbra di uno degli autori, mentre dedicava a me e ai lettori del blog un fantastico Diabolik nella Loggia Nera. Sto parlando di uno dei miei disegnatori preferiti, Giuseppe Palumbo, che nel numero 3 di Storie di Altrove dal titolo L’ombra che sfidò Sherlock Holmes (siamo nel 2000), complice Carlo Recagno ai testi, spedì Sherlock nella Twin Peaks di fine Ottocento e nella Loggia Nera. E non era la prima volta.

Altrove è la segretissima base-laboratorio del governo americano che si occupa di avvenimenti impossibili, creata su Martin Mystère nel 1987 e dal 1998 protagonista di una serie di albi speciali ambientati in differenti periodi della sua lunga storia. Altrove si è avvalsa nel corso del tempo della consulenza di una serie di personaggi illustri, da Edgar Allan Poe a Garibaldi, e naturalmente Sherlock Holmes. La prima volta che il detective di Conan Doyle compare in Storie da Altrove risale a un anno prima, nel numero 2 intitolato La cosa che attende nella nebbia (1999), sempre su testi di Carlo Recagno e disegni stavolta di Colombi, in una storia che si apre così:

Prologo

N.B. I disegni qui sopra e tutti quelli qui sotto sono © Sergio Bonelli Editore e sono riprodotti al solo scopo di evidenziare il parallelismo tra gli albi e Twin Peaks.
Per info e disponibilità degli albi originali: www.sergiobonellieditore.it

Ghostwood, un gigante e un nano… iniziano in questo modo due avventure che da una parte sono un “classico” apocrifo di Sherlock e dall’altra un atipico apocrifo di Twin Peaks, una sorta di prequel che pesca a piene mani dalla mitologia della Loggia Nera (da un’interpretazione di questa mitologia). La prima apparizione della ben nota “waiting room” è affidata a un altro disegnatore ancora, Dante Spada:

Loggia nera prima apparizione

Anche qui si possono incontrare  doppelgänger (i disegni d’ora in avanti sono tutti di Giuseppe Palumbo)

Me stesso futuro

Senza spoilerare troppo (perché vi consiglio caldamente di cercare e trovare queste 148+180 pagine di avventura), mi limito a riportare la trama in quarta di copertina del numero 3.

Anno 1896. Alcune misteriose sparizioni mettono in allarme gli agenti della base di Altrove, che scoprono l’esistenza di un varco dimensionale che conduce verso un mondo oscuro chiamato Loggia Nera. Assieme a loro, partecipa alle indagini il principe degli investigatori, Sherlock Holmes, alla ricerca del fratello Mycroft, anch’egli scomparso. La chiave dell’enigma, però, sembra essere nel passato di una donna affetta da amnesia…

Oltre a fornire lo spunto chiave per la storia, la nostra serie tv preferita viene continuamente citata in molti modi diversi, a partire dal fatto che il direttore di Altrove nell’epoca in questione si chiama Gordon Cole.

Anche a quei tempi era conosciuta la Caverna dei Gufi…

Caverna dei Gufi

 

E questo è l’ingresso a Twin Peaks di Sherlock. Nella didascalia notiamo anche un altro nome noto agli appassionati, anzi un cognome…

Ingresso a Twin Peaks

In che albergo possono alloggiare i nostri eroi se non al Great Northern?

The Great Northern

 

Dove facciamo la conoscenza di un antenato di Benjamin Horne, un uomo che a quanto pare non si è fatto da solo…

Horne

Non mancano riferimenti al film Fuoco Cammina con me. Dall’anello…

L'anello

 

…all’elettricità.

Fuoco cammina con me

E, soltanto un accenno per non rovinarvi la sorpresa, ecco Sherlock che entra nella Loggia Nera (come fa ad entrarci? Eh eh, anche questo lo dovrete scoprire nel fumetto)…

Sala d'attesa Red Room

 

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Come dicevo, gli autori hanno voluto giocare soprattutto con la mitologia di  Twin Peaks, andando dalla parti di un X-Files ante litteram shakerato con “La Lega degli Straordinari Gentleman” (il bel fumetto di Alan Moore, non il mediocre film) piuttosto che verso le atmosfere oniriche di David Lynch. Un altro bel tributo Bonelli a Twin Peaks invece privilegiava il versante poetico, ironico e misterioso. Mi riferisco alla storia di Dylan Dog in due parti I segreti di Ramblyn/La belva delle caverne, sceneggiatura di Tiziano Sclavi e disegni di Montanari& Grassani, in cui non c’è proprio Twin Peaks ma una cittadina molto simile (avremo modo di riparlarne).  Interpretazioni diverse da recuperare assolutamente.

In particolare, La cosa che attende nella nebbia e L’ombra che sfidò Sherlock Holmes saranno pane per i denti di quanti amino fare ipotesi sul significato e il funzionamento della Loggia Nera e della Loggia Bianca. Per non parlare poi del fatto che, in un altro numero di Storie da Altrove, Sherlock dovrà affrontare le conseguenze della sua visita alla Loggia Nera, e c’entrerà in qualche modo anche un certo Joseph Carey “John” Merrick

CONTINUA

 

 

 

L'ombra che sfidò Sherlock Holmes

La spettacolare seconda e terza di copertina disegnata da Giuseppe Palumbo

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4 Commenti

  1. Ciao, volevo soltanto segnalarti che l’avventura collegata a Twin Peaks ha un’appendice anche nel numero 5 della medesima collana Storie Da Altrove, La donna che visse in due mondi, ambientata una quindicina d’anni dopo e sempre con Holmes, Kyle Anderson (chi sarà mai costui? ) e altri protagonisti delle due storie precedenti.

    1. Grazie Danilo! È proprio a questa storia che faccio “sibillino” riferimento alla fine dell’articolo, e a cui alludo con quel continua… 😉

      1. Gasp! Se ho involontariamente spoilerato cancella pure, non ci avevo pensato 🙁 Sono un appassionato di Twin Peaks, Storie da Altrove e Martyn Mystère e voleva essere solo un consiglio di lettura…

        1. Tranquillo, nessuno spoiler 🙂 Solo che ne parlerò distesamente in un altro post. Spero allora che, da appassionato di Twin Peaks, Storie da Altrove e Martyn Mystère, tu abbia apprezzato la mia presentazione 🙂

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