Twin Peaks 3×04 “…brings back some memories”: la recensione

di Matteo Marino
17 giugno 2017

Spoiler alert:
Questa recensione contiene testo e immagini spoiler per chi non ha visto la quarta parte del nuovo Twin Peaks.

Piccola premessa: poiché Lynch considera questa serie come un film di 18 ore, più che scrivere una recensione classica cercherò di condividere con voi i miei appunti ancora grezzi e porre qualche domanda anziché dare risposte, sperando che si rivelino poi le domande giuste. Ci sarà spazio per articoli di approfondimento più avanti, tenendo comunque ben presente che non tutti gli elementi alla fine potrebbero avere una spiegazione univoca o narrativa: con Lynch c’è sempre spazio per i misteri, le interpretazioni personali e le astrazioni.

Bentornati a Twin Peaks.

Proseguite solo se avete visto la 3×04. SPOILER ALERT.

…brings back some memories è il titolo della quarta puntata parte ma è anche un filo rosso obbligato quando assistiamo al revival di un cult (ultimamente ci sono stati i casi di X-Files, Una mamma per amica, Prison Break, solo per citarne alcuni): riaffiorano molti ricordi nella mente degli spettatori, è automatico. Quello che poteva essere un effetto pavloviano (e alla lunga stucchevole) viene però rielaborato artisticamente da Lynch e Frost. Anche se i due creatori hanno fatto di tutto per aprire altre strade, esplorare altri toni, presentarci altre storyline, con nuovi personaggi e nuovi misteri, è innegabile che quando vengono inquadrati elementi e ricostruite atmosfere che hanno una connessione diretta con le prime due stagioni partono le farfalle nello stomaco anche per il fan meno nostalgico e più entusiasta delle novità. E questo proprio grazie alla parsimonia con cui ci è concesso il “ritorno” a Twin Peaks (il ritorno a casa), centellinando il fan service. Se ci avessero bombardati subito di torte di ciliegie e di temi musicali arcinoti, l’effetto sarebbe durato… quanto?
Vorrei quindi soffermarmi subito sulle memories, sui ricordi che questa quarta puntata suscita in noi e nei personaggi (alle prese con il loro passato), avvertendoci fin dal programmatico titolo.

Some memories, Bobby
Il momento clou dell’amarcord riguarda senza alcun dubbio il personaggio di Bobby Briggs (è lui a pronunciare la frase del titolo), qui alla sua prima apparizione 27 anni dopo. Già la sua entrata in scena è, ovviamente, un tuffo nel passato. Il problematico fidanzato di Laura e amante di Shelly da piccolo spacciatore dedito all’uso di cocaina è diventato un poliziotto. L’evoluzione del personaggio non è così sorprendente se pensiamo alle lacrime che rigavano il suo volto nell’ultima parte della seconda stagione, e proprio a quelle lacrime e a una foto iconica di Laura Palmer si attaccano le note struggenti che ben conosciamo.  Se l’inquadratura di una torta di ciliegie è la nostra madeleine, la musica di Badalamenti è una confezione intera dei burrosi dolcetti proustiani, ed è subito 1990. (Gif animata tratta da Vanity Fair.)

3x04 some memories, bobby

Some memories, Dale

Cominciamo a sospettare (e a sperare) che quello di Dale Cooper sia un viaggio di ritorno in sé (e nella cittadina di Twin Peaks). Dale/Dougie non si limita solo a ripetere l’ultima parte delle frasi che gli vengono rivolte, ma “riconosce” alcuni elementi della sua personalità e del suo passato: nella Parte 3 era la chiave del Great Northern Hotel, una strada che si chiamava Sycamore, una frase detta da Laura Palmer nella Loggia e ripetuta uguale uguale da Jade; nella Parte 4 abbiamo l’imprescindibile pollice su e l’amatissimo caffè…

3x04 Dougie e il caffè

via GIPHY

Anzi, proprio il caffè sembra fargli pronunciare la prima parola che non sia una ripetizione: “Hi!”. Forza, Dougie.

Some memories, Janey-E

E qui le cose si fanno più complesse. Del cast annunciato, uno dei 217 nomi che più mi aveva fatto battere il cuore era quello di Naomi Watts. Lei e la Dern, diciamo. Non vedevo l’ora di vederle dirette di nuovo da Lynch. Lanciata proprio da Lynch in Mulholland Drive, Naomi Watts si è rivelata non solo una grande attrice (questo era già chiaro con la sua performance di Betty/Diane) ma anche una star (ricordate quella battuta? Il sogno infranto del suo personaggio in MD si è avverato alla lettera, per lei). Per questo temevo che il suo ruolo in Twin Peaks si sarebbe limitato a un cameo. Pare invece che la parte non sia così fugace: Naomi Watts è Janey-E, la moglie di Dougie Jones. Se la sola apparizione della Watts urla Mulholland Drive, il suo maglioncino rosa e il fatto che apra una borsa piena di banconote non può che farci riaffiorare dei ricordi molto precisi di quel capolavoro lynchiano del 2001.

3x04 Mulholland Memories 1

Le memories, dunque, non riguardano solo Twin Peaks (c’è anche la citazione della gomma da masticare della Signora Ceppo, che a quanto pare non si limitava a sputarle e attaccarle al Double R di Norma) ma investono anche noi in quanto spettatori di tutto il cinema di Lynch. Della qual cosa, a dire il vero, avevamo avuto chiare avvisaglie già nelle tre parti precedenti: Eraserhead (la testa del Maggiore Briggs), Velluto blu (la giacca di Dougie), eccetera. Lo spettatore è coinvolto in una doppia identificazione: una immediata (rivolta ai personaggi e a quello che ricordano) e una più profonda (l’identificazione dello spettatore con il proprio sguardo e con i propri ricordi personali di conoscitore del cinema di Lynch). Tuttavia, essendo un autocitazionismo così spudorato estraneo all’opera del regista di Missoula, più che catapultarci nel passato ci appare come una strana novità. È insieme passato e futuro. Anzi, essendo le citazioni rielaborate e decontestualizzate, l’effetto che provocano è più affine al déjà-vu, o a quando in un sogno vediamo qualcosa di estraneo che ci pare familiare (e viceversa), o attribuiamo a una persona i lineamenti di un’altra che conosciamo.
We live insieme a dreamQueste scene del nuovo Twin Peaks sovrappongono diversi piani in un unico oggetto (per esempio: la borsa dei soldi di Twin Peaks aperta da Naomi Watts col golfino di Mulholland Drive). Per dirla con Freud, vengono attivati alcuni meccanismi specifici che ritroviamo nei sogni: lo spostamento e la condensazione, vale a dire più rappresentazioni diverse che si unificano entro un solo contenuto psichico, spostando l’attenzione dal contenuto latente – che si vuole nascondere – a quello manifesto – da interpretare. Un meccanismo che ha molta attinenza con Mulholland Drive. Per Freud, inoltre, il presupposto di un sogno è sempre l’appagamento, in forma mascherata e allucinatoria, di un desiderio. Anche per questo Twin Peaks – The Return è un sogno, il sogno avverato di tutti i fan che hanno desiderato per 27 anni, contro ogni probabilità ed evidenza, una terza stagione, e il sogno di quanti per undici anni hanno desiderato che Lynch tornasse dietro la macchina da presa dopo INLAND EMPIRE. Fine del volo pindarico.

Ah, vogliamo parlare di quanto è brava Naomi Watts? Notate come si rilassa completamente (e passa dalla paura, alla rabbia, allo stupore, al sollievo) quando si rende conto che quei soldi risolveranno i loro problemi…

Ho letto qua e là che ad alcuni questa nuova stagione sembra mancare di ironia. Io ho una percezione molto diversa, e mi sembra che i momenti ironici non solo siano presenti, ma siano molto variegati anche se inseriti in un contesto più dark, alla Fuoco cammina con me (spesso le gag non sono sottolineate dalla musica, e il cambio repentino di tono da una scena all’altra può risultare disturbante, questo sì – ed è, ovviamente, voluto). Beh, qualcun altro invece pensa che la terza stagione di Twin Peaks sia una commedia a tutti gli effetti. Signore e signori, vi presento Mr. Jackpots!


Fix their hearts or die
Altro momento amarcord, molto metatestuale, molto atteso, subito cult: l’apparizione di Denise, un personaggio molto amato dell’altrimenti famigerata seconda parte della seconda stagione.
Come David Duchovny (il Fox Mulder di X-Files, non c’è bisogno di dirlo, vero?) è diventato una star, anche Denise ha fatto carriera nel Federal Bureau of Investigation… non amate anche voi dire qualche volta “Federal Bureau of Investigation”, tutto intero, senza abbreviazioni? È così elettrizzante… e come Duchovny, Denise ringrazia Lynch per averla aiutata agli inizi della carriera.

Ricordo che qualche anno fa pubblicai sul gruppo Twin Peaks 2017 – Italia, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, proprio una foto di Denise, con un mio pensiero circa l’importanza di vincere i pregiudizi. Alcuni membri del gruppo storsero il naso e lo trovarono addirittura inappropriato: secondo loro dovevo limitarmi (nel gruppo gestito da me) a parlare di Lynch e Twin Peaks, e non di tematiche così “controverse”. Risposi argomentando, e sottolineando il fatto che proprio le loro parole e le loro proteste dimostravano quanto ci fosse bisogno di post come quello che avevo pubblicato. La discussione durò parecchi commenti, dove cercavo di spiegare il mio punto di vista. Oggi David Lynch stesso, tramite Gordon Cole, ci fa l’ennesimo regalo, rispondendo con una frase laconica che è già cult. Un manifesto lgbt. Standing ovation. Sipario.

3x04 to fix their hearts or die

Lo sceriffo Truman: Which one?

Lucy e il cellulare

Questa reazione esagerata di Lucy è solamente comica o nasconde qualcos’altro? Alcuni la collegano all’apparizione di Wally Brando, il figlio di Lucy e Andy, con una delle più bizzarre e toccanti teorie uscite sulla serie in queste settimane.

tp-wally-brando

Il riferimento immediato è, ovviamente, questo:

Marlon Brando in Wild Ones
Io, colpa mia, dopo Marlon Brando de “Il Selvaggio” ho pensato subito a quest’altro e mi è preso un colpo:

Shia LaBeouf in Indiana Jones

Shia LaBeouf in Indiana Jones

In alcuni spettatori questa scena ha provocato reazioni di “Oddio, è troppo, mi sa che lascio la serie”. Per altri si è trattato della classica scena straniante da umorismo lynchiano, e in quanto tale apprezzata molto da pochi e odiata da tanti (io ci leggo dentro le parole di Mark Frost, credo sia lui l’autore del monologo, soprattutto per quel riferimento a Lewis e Clark che i lettori del libro “Le vite segrete di Twin Peaks” avranno subito colto). Poi ci sono quelli che, notando la stranezza del tutto (appena mitigata dalla reazione dello sceriffo, che in questo caso sembra proprio fare le veci dello spettatore che deve “subire” questo monologo e poi se ne va con un grosso brrr scritto in faccia – grande Robert Forster), non si accontentano della superficie della scena, e credono ci sia qualcosa sotto.

Su Twin Peaks 2017 – Italia, Margherita Dolcevita così riassume le teorie apparse su reddit in merito al fatto che Wally possa essere in realtà un attore ingaggiato per sostituire il figlio di Lucy che, secondo alcuni, sarebbe morto (o forse mai nato). Lucy infatti, scrive Margherita,

sembra bloccata negli anni ’90, sia esteticamente che mentalmente (il problema con i cellulari). La foto di famiglia, che mi ha inquietato sin dalla prima visione, è a dir poco surreale, ed il fatto che al corpo di un bambino sia stato incollato il viso (sproporzionato) di Michael Cera così com’è oggi, qualcosa dovrà pur significare. Filtrando in questa chiave il discorso estremamente artificioso di Wally, si comprenderebbe inoltre perché risulti così innaturale, e perché ostenti didascalicamente l’amore per i suoi genitori. Anche il fatto che parli di liberare la camera “of his childhood”, sembra una spia interessante, quasi come se con questa autorizzazione intendesse liberare Lucy dal peso dei ricordi. Anche perché Wally sottolinea che quella stanza è stata causa di tribolazioni per la famiglia, e mi sembrerebbe un po’ eccessivo se si trattasse semplicemente del bisogno dei genitori di farne uno studio.

Lucy, secondo queste teorie, avrebbe insomma rimosso la perdita di suo figlio, non accettando la realtà, e “liberare la cameretta” equivarrebbe ad accettarne finalmente la scomparsa. L’ipotesi è dunque che ingaggiare questo attore sia un modo per permettere a Lucy di superare il suo lutto e di “guarire” dal trauma subito.
Una cosa pare certa: Lucy alla stazione di polizia non sembra avere più un ruolo essenziale, sembra stia lì più per l’affetto tributatole dai colleghi che per il suo contributo, tanto è vero che sul retro della stazione vediamo una vera e propria postazione di ascolto e smistamento delle chiamate al 911.

Entusiasti estimatori di questa fan theory, may the road rise up to meet your wheels.

by Mike Feehan

by Mike Feehan

Gabriele BigCat Fontana, sempre sul gruppo, azzarda:

se tutto questo dovesse rivelarsi vero, Lynch e Frost avrebbero, a un livello di interpretazione secondario, giocato con una metafora: Lucy rappresenta lo spettatore che non si sblocca dagli anni ’90 e non accetta nulla che sia diverso da come lo ricorda, a causa della perdita subita prematuramente (per il fan, la chiusura di Twin Peaks).

Se non lo avete capito, vi consiglio di seguire le nuove puntate di Twin Peaks insieme a noi tramite il fantastico gruppo Twin Peaks 2017 – Italia e il suo doppelgänger, Club Silencio – Italia (creato per commentare le puntate in v.o. appena vengono rilasciate). Leggete il regolamento nel post fissato in alto e buon divertimento! Ancora grazie a tutti i membri per i loro contributi, che sono di continua ispirazione.

Yrev, very good to see you again

Dopo la scena con David Duchovny, anche qui siamo nell’ambito del metatestuale, con l’incontro, dopo anni, di Kyle MacLachlan e David Lynch sul set.
Sempre tramite le parole di Gabriele, che è uno dei moderatori del gruppo, affrontiamo un aspetto otlom, molto interessante:

Parliamo di una cosa molto strana e molto bella del quarto episodio: il dialogo tra Bad Cooper e Gordon Cole. In lingua originale la voce di Cooper non è soltanto più lenta, ma anche innaturalmente più bassa di tono, a mio avviso proprio “rallentata” e poi recitata da Kyle MacLachlan in playback: fate caso a come risultano lente, anzi dilatate le consonanti. Ma c’è un dettaglio in particolare in quella scena, di una meraviglia disarmante, che purtroppo con il doppiaggio è andato perduto: avete presente che Gordon, quando parla con Albert alla fine, dice che Cooper non l’abbia “salutato adeguatamente”? Il motivo è presto detto: Bad Cooper: “It’s yrev, very good to see you again, old friend.” Gordon Cole: “It’s very, very good to see YOU again, old friend.” A Cooper scappa un “yrev”, cioè “very” al contrario, come se per lui fosse naturale parlare al contrario, provenendo dalla Loggia Nera. Gordon ha notato che qualcosa non andava. In italiano avrebbe dovuto dire “È otlom molto bello rivederti, vecchio amico”, ma questa chicca nel doppiaggio è andata perduta. In questo video viene evidenziata per bene la parte in questione.

On High in Blue Tomorrows

3x04 Gordone Cole Blue

Altra grande scena, tutta virata al blu. L’interpretazione di questi due è perfetta.
Albert. Albert. Albert. Cosa hai combinato?

Art by Rinaldo Zoontjes

Art by Rinaldo Zoontjes

E poi il tocco molto twinpeaksiano del rumore delle suole acuito dall’apparecchio di Gordon. Listen to the sounds, sì. Ma a volte alcune cose sono dolorose da ascoltare.
Chapeau, Lynch e Frost.
Continuate a farci sognare.

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3 Commenti

  1. Buonasera Matteo,
    complimenti per il bel sito. Leggendo il tuo commento a questa parte della serie non ho potuto non notare che, in ordine sparso:
    1) Rancho Rosa mi ricorda il nome di un film muto del ’14, tratto da un testo teatrale precedente, cui seguì poi un remake in sonoro nel ’36 ed intitolato “Rose of the Rancho” (https://it.wikipedia.org/wiki/La_rosa_del_Rancho). Credo tuttavia che per farsi un’idea completa occorrerà attendere e vedere come prosegue la vicenda di Dale/Dougie, specie in rapporto a ciò che sta accadendo all’interno della Lucky 7 Insurance e a ciò che Dale/Dougie sembra voler suggerire inconsciamente al proprio datore di lavoro nel seguito della serie. Lì potrebbe esservi una prima possibile analogia con la trama di “Rose of the Rancho”.
    2) Nel film in sonoro del ’36 viene cantata una canzone dal titolo “If I Should Lose You” (https://www.youtube.com/watch?v=JHydpyfR08U). Il testo della canzone appare significativo. Peraltro ne fece una cover di successo proprio e niente di meno che Jimmy Scott (https://www.youtube.com/watch?v=BkPbhzIqTS4).
    3) il logo “Rancho Rosa” ad inizio di ogni puntata/parte e ripreso poi spesso nel cartello gigante mentre seguiamo le vicende di Dale/Dougie, mette in evidenza la doppia R (come R&R diner o Ronnie Rocket). Proprio giocando sulle due R s’ottiene una curiosissima assonanza con anchor rosa (ancora, perno rosa): forse si vuole sottolineare l’importanza della rosa o del rosa come colore, che peraltro nella serie ritorna vividamente, ad esempio in parte tre. O su un personaggio: Janey-E/Watts (http://www.urbandictionary.com/define.php?term=Janey), che giustamente ricordavi presentarsi la prima volta con un maglioncino… rosa, come in MD. Azzardo oltre: il maglioncino che indossa Janey-E, a vedersi, potrebbe essere di angora? (anchor assona con angora, sempre giocando con i suoni). La cosa particolare sarebbe che l’angora s’ottiene dal pelo del coniglio d’angora (angora rabbit): qualcuno ci aveva detto che la soluzione all’enigma legato a Cooper ed indicato ad Hawk da Margaret Lanterman potesse nascondersi nei coniglietti? di che colore è la scatola che Hawk ha davanti quando dice:”It’s not about the bunny”. E di che colore è la scatola dei coniglietti di cioccolato?

    Magari sono andato troppo oltre, tuttavia vi sono sinestesie evidenti. Come dire, occhio al rosa e ai suoi suoni.

    PS
    Posso chiederti un favore? sarebbe possibile recuperare il testo in pdf del tuo saggio su INLAND EMPIRE scritto per Cineforum? mi interesserebbe leggerlo. Grazie ancora,
    Nicola Baroni

    1. Ciao, Nicola! Grazie per i tuoi interessanti commenti (non conoscevo il film La rosa del Rancho). Quanto a INLAND EMPIRE… ancora non posso parlarne, ma sii paziente 🙂

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