Archivi categoria: Twin Peaks 2017 – Recensioni

Twin Peaks dopo la bomba: 3×09-3×14, la recensione

di Matteo Marino
28 agosto 2017

James T. KirkIl test della Kobayashi Maru è una simulazione di addestramento dell’Accademia della Flotta Stellare in cui non c’è possibilità di vittoria. Qualsiasi scelta si compia, è destinata al fallimento. Il test è stato programmato così di proposito. L’unico che lo ha mai passato è stato James T. Kirk. Barando (riprogrammando la simulazione).

Io sto indietro. Non con le puntate, che quelle me le bevo di notte in diretta, ma con le recensioni. I recap quasi scena per scena sono divertenti e, almeno per me, illuminanti, ma prendono molto tempo. Purtroppo non sono l’unica cosa su cui mi devo focalizzare, almeno se non voglio fare la fine della senzatetto di Mulholland Drive. (Come? Era una donna? Sì, correte a leggere l’intervista che ho tradotto qui se non sapete di chi si tratta). Manca una settimana al doppio episodio finale e, se voglio stare sul pezzo, non c’è possibilità di colmare il divario. Se non barando. Cambiando i parametri delle recensioni.

Quindi sto per barare. Stringendo a me i miei Triboli, mi sono fatto un rewatch di sei ore delle parti dalla 9 alla 14, ho diviso le scene da riassumere e commentare in storyline (l’indagine di Hawk, l’indagine di Gordon e Albert ecc.) e così ho potuto anche saggiare la tenuta della serie come “un unico lungo film di 18 ore”. Beh, regge alla grande.
Pronti per un recap trasversale di ben 6 episodi, un bel ripasso commentato prima del finale? Let’s rock.

Let's rock

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Twin Peaks 3×08 “Gotta Light?”: un’interpretazione

di Matteo Marino
12 agosto 2017

Sappi che la Natura intera non è altro che un magico teatro,
che la grande madre è il demiurgo supremo,
e che la totalità del nostro mondo è popolata
dalla moltitudine delle sue parti

Upaniṣad

Puntata mitica, annoverata subito da molti tra i capolavori del piccolo schermo, la Parte 8 di Twin Peaks è emblematica sotto diversi aspetti: non soltanto dà una nuova dimensione alla serialità televisiva (sebbene ci siano già state altre opere di rottura in questo senso), ma riannoda anche i molteplici fili sottesi tra tv e cinema (la cosiddetta cinematic tv: una tv in cui regia, montaggio e messa in scena contano quanto se non più della parola e spesso l’impronta estetica di tutte le puntate è dettata dalla visione di un singolo autore), sconfinando però nei territori del cinema “puro”. Per la scarsezza dei dialoghi (tuttavia determinanti) e per il modo in cui privilegia i mezzi propri dell’audiovisivo – suono, luce, movimento e montaggio – Parte 8 è un nuovo capolavoro – e un nuovo capitolo – di quella che può essere definita “film-experience”. Attinge in tal senso sia alle ricerche sonore e ottiche dell’ultimo periodo del cinema muto (che già avevamo citato per la Parte 3) sia alle sperimentazioni degli anni Sessanta (il trip di 2001: Odissea nello spazio), fino ad arrivare alla moderna CGI. Incarna il sogno di un’opera assoluta, che mira a un’esperienza non-verbale e universale. È uno dei lavori più personali e audaci del suo regista e allo stesso tempo un’opera che ci parla in maniera straordinariamente forte della condizione umana. Continua a leggere