“Pillola Rossa o Loggia Nera?”: risponde l’autore del libro, Paolo Riberi

di Matteo Marino
10 novembre 2017
nella foto in alto, Paolo Riberi

Pillola rossa o Loggia Nera? Messaggi gnostici nel cinema tra Matrix, Westworld e Twin Peaks, scritto da Paolo Riberi e pubblicato da Lindau (224 pagine, 16 euro e 50), è il primo libro che parla (anche) della terza stagione di Twin Peaks, e lo fa a partire da un punto di vista particolare e affascinante, quello della Gnosi. È un piacere per me ospitare su davidlynch.it Paolo, che si è laureato nel 2011 in Filologia e Letterature dell’Antichità e ha scritto anche L’Apocalisse di Adamo. La genesi degli gnostici (Lindau, 2013) e Maria Maddalena e le altre (L’Età dell’Aquario, 2015). Ecco cosa ci siamo detti, da Mulholland Drive a Monica Bellucci, passando per i vangeli apocrifi.

Quando ho aperto questo sito, il primo articolo che ho pubblicato (intitolato “Non guardare la tv da troppo vicino”) raccontava del mio primo incontro con l’arte di David Lynch, il momento preciso in cui mi sono innamorato del suo mondo. Ho invitato i lettori a condividere nei commenti la loro “prima volta”. Ne è scaturita una magnifica collezione di storie e sensazioni. Perciò la mia prima domanda è questa: quando hai incontrato per la prima volta l’opera di David Lynch? E come ti ha fatto sentire?
Al termine del libro ho dedicato un ringraziamento particolare a un gruppo di amici con i quali condivido la passione per il cinema. A loro devo il mio primo incontro con Lynch: abbiamo una tradizione ormai consolidata negli anni di riscoprire in compagnia i grandi classici del cinema. Su proposta di uno di loro, Marco, una sera di otto anni fa abbiamo visto “Mulholland Drive”: non conoscendo Lynch fino a quel momento, non avevo la benché minima idea di quel che mi aspettasse.
In generale, tendo ad avere un approccio molto analitico e razionale al mondo del cinema, così come a quello della letteratura: non mi è sufficiente vedere un film per lasciarmi subito andare alle sensazioni, ma sento sempre prima il bisogno di comprenderlo a fondo, decodificarlo e analizzarne temi e contenuti. Nel caso di “Mulholland Drive”, però, tutto questo è stato impossibile: sono stato letteralmente travolto da un’ondata di atmosfere e suggestioni a cavallo tra enigmi, simboli e sogni. Ricordo che a lasciarmi senza parole sono stati soprattutto il grottesco personaggio di Mr. Roque e la sequenza del Club Silencio, oltre ovviamente al finale del film. Non avevo mai visto nulla del genere: ricordo di essere rimasto talmente stranito da non essere in grado di esprimere un giudizio sul film. Solo nei giorni successivi è poi subentrata la volontà di capirci qualcosa: ho continuato a cercare una soluzione e mi sono imbattuto nei famosi “10 indizi di Lynch”. Armato di quelli e della visione di insieme acquisita la prima volta, sono tornato a più e più riprese sulla pellicola, dapprima decodificando i passaggi principali della trama e poi tracciando anche una mappa dei simboli e dei contenuti esoterici del film. A casa ho una trentina di pagine manoscritte di appunti presi in diretta, roba da pazzi! Ogni volta, però, la suggestione tornava: c’era davvero qualcosa di magico e misterioso in quel film, che andava ben al di là della sua spiegazione razionale. Da lì, ho deciso di scoprire anche altri film di Lynch: “Strade Perdute”, “INLAND EMPIRE”, “Eraserhead” e, sempre in compagnia dei miei amici, anche quel capolavoro seriale che è “I segreti di Twin Peaks”.

E invece quando e come hai incontrato sul tuo percorso i messaggi gnostici? E quando hai cominciato a rintracciarli in film e serie tv?
Parlare di un legame tra i film di David Lynch, la trilogia di “Matrix”, “The Truman Show”, “Westworld” e una religione esoterica di 2000 anni fa pervenutaci tramite i vangeli apocrifi può sembrare una follia. Ne sono perfettamente consapevole. Però è altrettanto vero che questa connessione esiste, ed è tutt’altro che accidentale: molti film e serie tv di grande successo sono completamente pervasi da questo pensiero iniziatico, e forse devono proprio ad esso la propria fortuna. Dirò di più: in alcuni casi questi film sono semplicemente una vera e propria parafrasi moderna di scritti gnostici antichi. Duemila anni fa esistevano già le storie di “Matrix” e di “Westworld”, seppur senza i robot? A quanto pare, sì, ed erano pure alla base di un culto! Quel che stupisce è che si tratta di film che, in apparenza, non hanno nulla a che vedere con il mondo antico o l’esoterismo, ed anzi hanno un’ambientazione fantascientifica. Personalmente mi sono imbattuto in questo “filo rosso” per puro caso: semplicemente, mi è capitato di rivedere la trilogia di “Matrix” mentre preparavo la mia tesi magistrale su un vangelo apocrifo. Approfondisco da anni il settore dell’esoterismo dei primi secoli cristiani, e vi ho già dedicato un paio di saggi prima di questo. Sulle prime pensavo di essere definitivamente impazzito: tutto quel che stavo studiando era contenuto anche nell’ossatura principale dei tre film, e a quanto pare non me ne ero mai accorto! Poi ho fatto alcune ricerche, ed è emerso che questo legame non era affatto frutto di suggestione. La connessione era stata persino dichiarata dagli autori stessi: i/le Wachowski hanno fondato una casa di produzione chiamata “Eon Production” in esplicito richiamo agli Eoni, che sono le entità divine della religione gnostica. Partendo da lì ho poi provato a vedere se anche altre opere cinematografiche presentassero una connessione di questo tipo, e così un po’ alla volta ha preso forma questo saggio. Quel che mi colpisce è come il 99% del pubblico non sia consapevole di questi messaggi “nascosti in piena vista”, mentre la stragrande maggioranza degli studiosi dello gnosticismo per motivi anagrafici e culturali non segue il cinema di massa. Non è così ovunque, in realtà: negli Stati Uniti esistono già validi studi sull’argomento.

Ti sei fatto un’idea del perché la gnosi sia così diffusa, consapevolmente o meno, sia in opere mainstream sia in opere d’autore?
La Gnosi, diversamente dal cristianesimo e dalle grandi religioni di massa contemporanee, rispondeva – e risponde tuttora – all’esigenza umana di una spiritualità basata sulla ricerca, sul segreto e sull’iniziazione. In qualche modo ad affascinare è la necessità di scavare a fondo per raggiungere una Conoscenza che non viene offerta a tutti, ma deve essere conquistata. Inoltre la Gnosi introduce il tema della prigionia dell’uomo in un mondo virtuale e illusorio, che mai come oggi suggestiona e inquieta dal momento che viviamo in un mondo di “reti”, “social network” e “robot”. E se l’inferno fosse il “Matrix” in cui viviamo ogni giorno, e il paradiso invece il “mondo dietro al mondo” che non abbiamo mai potuto conoscere?

Nel tuo libro ci sono ben 46 pagine dedicate a Eraserhead e a Twin Peaks, compresa la terza stagione. Puoi fare due esempi di come due momenti enigmatici del film e della serie possono essere illuminati se visti da una prospettiva gnostica?
Partiamo da “Eraserhead”. Penso che in tanti siano rimasti quantomeno perplessi dopo la scena iniziale del film: dapprima vediamo la testa del protagonista fluttuare incorporea e trasparente nello spazio, poi un individuo mostruoso e deforme aziona un macchinario con alcune leve e dalla bocca del nostro Henry scaturisce uno spermatozoo che precipita su un pianeta arido e lugubre, piombando in una pozzanghera fangosa. Subito dopo inizia la storia vera e propria: un nuovo Henry, apparentemente nato da quello spermatozoo, vive in una città industriale grigia e degradata, e conduce la propria misera esistenza ignaro di quanto abbiamo appena visto. La scena è letteralmente la traduzione per immagini dell’origin story gnostica dell’essere umano: in principio esisteva Adamas, l’uomo divino perfetto e androgino. Il sovrano delle leve è invece il Demiurgo, il falso dio – pazzo e malvagio – che ha creato e governa il mondo materiale inferiore. Questo essere, che le altre religioni (inclusa quella cristiana!) venerano erroneamente come il creatore, secondo gli gnostici è il responsabile di tutte le sofferenze dell’uomo. È lui infatti a causare la caduta dell’uomo in questo mondo di materia e a privarlo della sua condizione divina, rendendolo mortale e cancellando la sua memoria prima di collocarlo nell’Eden. Secondo gli gnostici la realtà in cui viviamo è ben lungi dall’essere un paradiso terrestre. Si tratta, semmai, di “una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore: una prigione per la mente” (cit. “Matrix”). Per “Twin Peaks” avrei davvero tanti spunti da offrire, ma non voglio rovinare la lettura del libro agli amanti della serie che desiderino saperne di più sui tanti enigmi ideati da Lynch e Frost. Mi limiterò a questo: cosa accade realmente nell’ottavo episodio della terza stagione? Perché il Gigante/Vigile del Fuoco manda sulla terra un globo di luce contenente il volto di Laura Palmer dopo che BOB ha fatto la sua irruzione nel mondo a seguito dell’esperimento atomico? A quanto pare Laura è una sorta di Messia inviato dalla Loggia Bianca per contrastare la malvagità di BOB ma, come ben sappiamo, in realtà è poi destinata a caderne vittima all’inizio della serie. A meno, forse, che la vera Laura non sia proprio quel globo di puro Spirito che al termine di “Fuoco cammina con me” si libera sotto forma di angelo, mentre il corpo di Laura non era altro che, per dirla brutalmente, “carne da macello”. Un serbatoio di garmonbozia, insomma, fabbricato apposta per ingannare BOB e sua madre Judy (che non la prenderà molto bene, a giudicare dal finale della penultima puntata della terza stagione!). In questo senso, nei vangeli gnostici abbiamo addirittura un racconto di Gesù che ride divertito mentre si trova sulla croce e rivela al lettore che i suoi persecutori si sono accaniti soltanto su un guscio, sul Messia sbagliato (Apocalisse di Pietro). “Lo Spirito si ritirerà e dimorerà nelle case sante che ha scelto per sé. Ma i nemici non lo vedranno, e castigheranno la carne dell’uomo su cui era sceso lo Spirito” (Apocalisse di Adamo). Non è che, per caso, in quest’ottica si possa spiegare in modo soddisfacente anche l’enigma per eccellenza, ossia il gran finale della terza stagione? Ebbene sì… E già solo per questo credo che il libro possa interessare a molti!

Domandone: ti sei fatto un’idea su “Who is the dreamer”, come si domanda un’onirica Monica Bellucci in Twin Peaks?
“Siamo come il sognatore, che sogna e poi vive nel proprio sogno”. Si tratta di un verso poetico delle Upanishad, antico testo filosofico indiano. Ben prima della terza stagione di “Twin Peaks” e del cameo di Monica Bellucci, Lynch era solito leggere questa frase in apertura delle proiezioni di “INLAND EMPIRE”, e la inserisce persino all’interno del suo libro “In acque profonde”. Il regista ha fatto propria questa massima antica come una vera e propria dichiarazione di poetica, che serve a spiegare e interpretare tutti i suoi film. “Ma chi è il sognatore?”, aggiunge la Bellucci in chiusura di citazione. Sono convinto che, in questo caso, il sognatore sia Lynch stesso: l’interlocutore onirico di Monica Bellucci è Gordon Cole, personaggio interpretato direttamente dal regista. Dopo aver chiesto chi sia il sognatore, la Bellucci guarda dietro di lui, alle sue spalle. Cole segue il suo sguardo, ma non vede nulla e poco dopo si risveglia. La scena è ambientata a Parigi. Se nel mondo reale Cole avesse guardato alle proprie spalle, avrebbe visto questo: https://www.google.ie/maps/@48.842321,2.3257543,3a,45y,96.44h,82.05t/data=!3m6!1e1!3m4!1suyH8qbVuQx5oLe4V-gYMjw!2e0!7i13312!8i6656, ossia la sede dell’esposizione artistica dello David Lynch stesso intitolata “Plum of desire”.

Insomma, Cole nel proprio sogno non riesce a scorgere la propria identità reale, che è quella dell’uomo/David Lynch. Non riesce, in altre parole, a forare la quarta parete, a uscire dal mondo virtuale rappresentato dal telefilm stesso. Chi è il creatore di questo mondo fittizio, l’artefice che gli gnostici chiamavano Demiurgo? In questo caso specifico, è Lynch stesso. È un discorso metacinematografico che gioca sul fatto che il regista sia creatore e al tempo stesso interprete della serie. Le implicazioni gnostiche sono enormi: “Viviamo in un sogno”, aveva avvertito Phillip Jeffries in “Fuoco cammina con me”. Non nel senso che l’intera trama di “Twin Peaks” è il frutto di un sogno di un personaggio a cui attribuirne tutte le stranezze. Quella sarebbe una spiegazione davvero troppo semplicistica, oltre che implausibile. Quel che si intende, semmai, è che esiste una realtà ulteriore, che va al di là del mondo dell’apparenza. E il messaggio è vero tanto nel telefilm – che rappresenta un sogno, una proiezione creativa del regista che lo ha costruito – quanto nel mondo che consideriamo erroneamente come “reale”. E questo è proprio il messaggio-cardine dello gnosticismo: l’iniziato, proprio come Cooper in “Twin Peaks”, deve fare i conti con una realtà segreta soprannaturale che si cela dietro le quinte della nostra realtà.

Infine: pillola rossa o Loggia Nera?
La pillola rossa in “Matrix” è il simbolo per eccellenza dell’illuminazione iniziatica, del risveglio dall’oblio. La Loggia Nera di “Twin Peaks”, invece, è il regno in cui dimorano le forze malefiche che tirano le fila da dietro le quinte per mantenere l’uomo in questo stato di oblio. Nel contrasto tra questi due estremi si gioca tutta la dottrina esoterica degli gnostici. Inutile dire – e non me ne voglia il povero Cooper, che sicuramente avrebbe gradito un compagno di prigionia in questi 25 anni! – che sceglierei la pillola rossa. Anche a costo di fare la fine dei personaggi di Lovecraft che impazziscono per il peso insostenibile di questa Conoscenza, o del povero prigioniero di cui parla Platone nella “Repubblica” che, scappato alla sua prigionia e ottenuta la conoscenza, viene preso per pazzo e ucciso dei suoi precedenti compagni di cella. Preferisco sempre conoscere la verità, per quanto possa essere amara e dura da sopportare.

Ringraziando Paolo Riberi per avermi citato nel testo e per avermi dato l’opportunità, insieme alla Lindau, di leggerlo in anteprima, non mi resta che augurarvi buona lettura e buone visioni!

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